Inerenti la bozza-decreto
“La definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera”
La Società Italianadi Nefrologia (SIN) ha attentamente esaminato i recenti provvedimenti assunti dal Governo in materia sanitaria, noti come Decreto Balduzzi (v. Decreto Balduzzi), ispirati dalla obiettiva necessità, in una difficilissima situazione economica, di introdurre elementi di razionalizzazione nell’uso delle limitate risorse disponibili.
Sono da giudicare positivamente la valorizzazione del concetto di Rete Ospedaliera, la sua più forte integrazione con il territorio, la graduazione nei livelli di intensità di cure e l’implementazione della Clinical Governance.
Non possiamo tuttavia nascondere che, accanto a questi utili elementi, ce ne sono altri che determinano tra i nefrologi italiani, una fortissima condizione di allarme.
La Nefrologia Italiana ha raggiunto negli ultimi decenni, come ci viene universalmente riconosciuto, livelli qualitativi ai vertici del panorama mondiale. E’ stata così costruita, anche con il contributo della imprenditoria privata, una RETE NEFROLOGICA E DIALITICA, in grado di coprire il fabbisogno assistenziale in modo omogeneo ed efficace, in tutto il territorio nazionale. Ma tutto questo è seriamente messo in discussione dai nuovi provvedimenti inerenti gli standard relativi all’assistenza ospedaliera.
In estrema sintesi, in Italia ci sono circa 50.000 pazienti emodializzati, 4000 pazienti in dialisi peritoneale e pertanto curati a domicilio, 20.000 pazienti portatori di trapianto renale, 10.000 nuovi pazienti che entrano in dialisi ogni anno, migliaia di pazienti con Insufficienza Renale Acuta trattati nelle aree critiche e intensive, quasi 5 milioni di persone affette da malattia renale cronica, circa 15 milioni di pazienti ipertesi nei quali la eziopatogenesi renale è largamente presente.
Nel Decreto non c’è menzione della “Disciplina Nefrologia” nei diversi livelli dei Presidi Ospedalieri (Base, I livello e II livello), né viene ricordatala Insufficienza Renale Acutatra le patologie da trattare nella rete delle emergenze.
Non c’è nulla che dica chiaramente che questa massa critica di pazienti affetti da malattie renali, soprattutto se in trattamento sostitutivo della funzione renale o trapiantati di rene, DEVE essere assistita dai nefrologi. Infine, non c’è la cognizione di quanto l’attività nefrologica, clinica e di prevenzione, sia in grado di individuare i pazienti più a rischio e di rallentare la progressione del danno renale, riducendo sensibilmente il ricorso alle costose terapie sostitutive.
Per questi motivi la SIN richiede, con responsabilità e consapevolezza, a tutela dei pazienti nefropatici, l’introduzione nella versione finale dei provvedimenti dei seguenti punti:
- il riconoscimento della esistenza e del valore della Rete Nefrologica nazionale che, ancor più integrata col territorio, preveda l’affidamento esclusivo al Nefrologo della gestione di tutte le tecniche depurative extracorporee, incluse quelle dislocate nella rete Emergenza-Urgenza degli Ospedali dotati di Terapie Intensive e Subintensive
- previsione di Strutture Complesse di Nefrologia e Dialisi per un bacino di utenza di 300.000-600.000 abitanti;
- previsione di Strutture di Nefrologia-Dialisi, con posti letto dipartimentalizzati, per un bacino di utenza di 80.000-300.000 abitanti.
- Unità di Dialisi con posti letto di appoggio in area medica , nei centri più piccoli;
- Strutture Complesse di Nefrologia con Trapianto previste per un bacino di utenza di 2.000.000 di abitanti.
L’introduzione di questi punti, in gran parte riconoscimento di una attività già esistente e non comprimibile poiché costituita da trattamenti salvavita, sarà in grado di mantenere una eccellenza della sanità italiana, introducendo importanti elementi di razionalizzazione e contenimento della spesa.
Roma, 2 dicembre 2012
Il Presidente della Società Italiana di Nefrologia
Prof. Giovambattista Capasso